Disturbi di linguaggio

IL DISTURBO DI LINGUAGGIO (SPECIFICO, SECONDARIO) – IL RITARDO DI LINGUAGGIO

 

Il disturbo di linguaggio viene suddiviso in Disturbo Specifico di Linguaggio e disturbo di linguaggio secondario. In questo secondo caso si assiste ad un deficit delle competenze linguistiche, in espressione e/o in produzione, in quadri più complessi, in cui il disturbo di linguaggio è, appunto, secondario ad un altro disturbo: quadri sindromici (ad esempio la sindrome di Down), danni neurologici (paralisi cerebrale infantile), deficit sensoriali (sordità), deficit intellettivi.

Nel caso del DISTURBO SPECIFICO DI LINGUAGGIO, invece, si assiste ad una significativa limitazione delle competenze linguistiche, in assenza di tutti i fattori indicati poc’anzi. E’ importante fare una distinzione tra il Disturbo Specifico di Linguaggio e RITARDO DI LINGUAGGIO.

  • Nel ritardo si assiste ad uno slittamento temporale nell’acquisizione delle competenze, che vengono raggiunte successivamente rispetto alla media dell’età. Il divario temporale viene colmato da un’accelerazione delle acquisizioni.
  • Nel caso del Disturbo Specifico si assiste, invece, oltre che alla comparsa tardiva del linguaggio, anche alla presenza di errori devianti ed anomali. Quindi a sostituzioni di suoni all’interno della parole (processi fonologici), ad elisioni/inversioni/aggiunte di suoni (definiti processi di struttura), all’utilizzo di un lessico poco preciso e di difficile reperimento (mentre il bambino parla, non gli vengono le parole), a costrutti frasali incomprensibili e scorretti (soggetto in fondo alla frase, concordanze sbagliate, omissione di preposizioni, errori nelle preposizioni,…), all’uso di espressioni deittiche, senza un referente esplicito, ma che deve essere disambiguato dal contesto, a racconti non informativi, scarsamente coesi e coerenti (prive di legami di concordanza e subordinazione discorsiva), sequenze inappropriate e riferimenti pronominali non chiari.

Il disturbo di Linguaggio può manifestarsi anche con difficoltà di comprensione verbale (si parla in questo casi di disturbi recettivi) sia di frasi semplici (attive affermative che implichino l’esecuzione di un comando non inerente all’attività che si sta svolgendo), sia di strutture frasali complesse.

Ultimo, ma non meno importante, il caso dei Disturbi Specifici di Linguaggio che coinvolgono entrambi i versanti, ovvero sia la comprensione che la produzione. in questo caso si parla di Disturbo Specifico di Linguaggio espressivo-recettivo.

Il Disturbo Specifico di Linguaggio ha carattere di persistenza, e si manifesta, nei primi 3 anni di vita, con difficoltà soprattutto fonologiche (utilizzo dei suoni), lessicali (vocabolario scarso e con difficoltà di recupero delle parole) e nella costruzione di strutture frasali semplici.

 

Nelle fasi prescolari, si manifesta soprattutto con difficoltà a carico della costruzione di frasi semplici e più complesse, mentre si risolvono progressivamente le difficoltà fonologiche. Nel periodo di scolarizzazione diventa più evidente la difficoltà di gestione di un discorso, mentre in adolescenza e nell’età adulta, si manifesta nell’interpretazione delle metafore ed il discorso si mantiene povero e scarsamente articolato.

 

Basi biologiche dei Disturbi Specifici di Linguaggio (DSL)

In questi ultimi anni si è consolidata l’evidenza di un’origine multifattoriale del disturbo. Ovvero, che il DSL sia dovuto ad una predeterminazione biologica, base genetica, ma da una penetranza incompleta (fattori ambientali). In particolare le ricerche di Paula Talla e colleghi, hanno evidenziato una limitata capacità del sistema di elaborazione di eventi acustici ravvicinati. Quindi i bambini con DSL presentano una capacità di discriminazione dei suoni limitata e difficoltosa, soprattutto quando le caratteristiche percettive di distinzione del suono, risultano troppo veloci e brevi. Essi non riescono a cogliere le differenze dei suoni nel flusso di parole in cui sono immersi. Questo comporta la mancata o parziale costruzione dei pattern fonetici e, di conseguenza, la difficoltà a segmentare i parlato in sequenze di parole.

LA VALUTAZIONE E IL TRATTAMENTO DEI DLS

Per una valutazione completa delle abilità linguistiche di un bambino, che giunge all’osservazione logopedica per DSL, non deve basarsi sull’ascolto e sull’osservazione, ma su un’analisi accurata di più fattori. Tra questi, un’anamnesi accurata, volta a verificare la presenza di segni che richiedono esami medici approfonditi o condizioni patologiche in ambito neurologico, audiologico. L’anamnesi si compone anche della raccolta della storia famigliare, volta ad individuare antecedenti casi in famiglia, ed in fine, un’empirica valutazione mediante la somministrazione di test standardizzati, sia di linguaggio, sia del cognitivo (effettuata dal Neuropsichiatra Infantile). In quest’ultima scala, caratteristico è il divario tra le competenze verbali e quelle visive (performance), a favore di quest’ultime, solitamente più alte di oltre 15 punti.

Il trattamento dei DSL dev’essere globale, ovvero andare a potenziare tutte le aree risultate deficitarie dalla valutazione. Per lo sviluppo fonologico risulta necessario individuare obiettivi a breve, medio e lungo termine, che puntino al completamento dell’inventario fonetico (ovvero il bambino deve possedere tutti i suoni della lingua ed utilizzarli correttamente, senza sostituzioni/omissioni/inversioni).

Per l’area morfo-sintattica si punterà sulla comprensione di frasi e sull’acquisizione ed un corretto utilizzo di tutti gli elementi sintattici e delle concordanze, accompagnando il bambino nella strutturazione di frasi semplici inizialmente, per poi passare a frasi complesse. Portandolo alla consapevolezza della variazione di significato al variare di elementi sintattici e della morfologia.

Per l’area lessicale, l’obiettivo sarà l’organizzazione dei contenuti, ovvero aiutare il bambino nell’individuazione di criteri di categorizzazione al fine di creare sovracategorie, categorie e sottocategorie per organizzare le informazioni, confrontarle, includerle, escluderle, fare previsioni, ipotesi e verificare le ipotesi.

Per l’area narrativa, accompagnare il bambino all’acquisizione della struttura delle storie, alla sequenza temporale, alla sequenza logica.

Il percorso non può prescindere dalla presa in carico globale del bambino, quindi l’intervento dev’essere globale e non focalizzarsi su una singola area, anche perché il DSL presenta spesso difficoltà che coinvolgono più abilità. Fondamentale, come per tutti i disturbi, la collaborazione della famiglia, che supporta, prosegue e consolida, le conoscenze acquisite in seduta.