Disturbi d’apprendimento

Cosa sono i Disturbi Specifici di Apprendimento, come arrivare alla diagnosi e come proseguire

 

Con il termine “disturbi specifici d’apprendimento” (DSA), da non confondere con difficoltà d’apprendimento (che vedremo più avanti), ci si riferisce ad un gruppo eterogeneo di disturbi che interessa in modo circoscritto, e quindi specifico, le abilità di lettura (dislessia), di scrittura (disortografia e disgrafia) e di calcolo (discalculia). Il funzionamento intellettivo generale risulta adeguato all’età cronologica e non vi sono menomazioni sensoriali e/o neurologiche, disturbi significativi della sfera emotiva e svantaggio socioculturale che possono essere considerati causa del disturbo nell’area degli apprendimenti.

Per poter fare diagnosi di disturbo specifico di apprendimento, vengono somministrati test standardizzati, sia per valutare il funzionamento intellettivo (test somministrati dal Neuropsichiatra infantile o dallo psicologo), sia per valutare gli apprendimenti (test somministrati dal logopedista o dallo psicologo). Se dai test si evidenzia un funzionamento intellettivo non inferiore alla media (ovvero non al di sotto di -1 deviazione standard) ed una prestazione negli apprendimenti nettamente inferiore (- 2 deviazioni standard dalla media) ai valori normalmente attesi per l’età o la classe frequentata, viene soddisfatto il criterio della “discrepanza” ed è quindi possibile fare diagnosi di disturbo specifico d’apprendimento, sulla base dei criteri della Consensus Conference (insieme dei rappresentanti delle principali organizzazioni di professionisti che si occupano dei DSA). La diagnosi viene posta alla fine della II primaria per dislessia e disortografia, mentre alla fine della III primaria per la discalculia e viene redatta dall’equipe di specialisti (Neuropsichiatra infantile, psicologo e logopedista) seguendo un modello nazionale di certificazione in cui vengono riportati i risultati di tutte le prove, le osservazioni, le conclusioni diagnostiche e i suggerimenti per la scuola.

Sulla base della diagnosi, la scuola stenderà un PDP, Piano Didattico Personalizzato, che, firmato dai genitori e dalle insegnanti, garantisce allo studente la possibilità di usufruire anche a scuola, di strumenti compensativi e dispensativi al fine di raggiungere il successo scolastico.

Quando viene rilevata una difficoltà importante nell’area degli apprendimenti, è buona pratica, non porre immediatamente la diagnosi, soprattutto per bambini delle classi II e III primarie, ma sottoporli a training di potenziamento della lettura, scrittura e/o calcolo. In seguito ai cicli di trattamento, vengono risomministrati i test d’apprendimento. A quel punto, se i valori ai test restano molto inferiori alla media (-2 deviazioni standard), si po’ parlare con maggiore certezza, di disturbo specifico d’apprendimento.

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Perché fare cicli di trattamento?

Perché il trattamento permette di distinguere una difficoltà nell’area degli apprendimenti, da un disturbo. La difficoltà migliora in seguito al trattamento, riportando i valori ai test nella media attesa per l’età e la classe, mentre il disturbo migliora meno o non migliora, mantenendo i valori in lettura, scrittura e calcolo nettamente inferiori alla media.

Ma quali caratteristiche hanno i disturbi specifici di apprendimento?

  • La dislessia si caratterizza come un disturbo nella velocità e nella correttezza di decodifica del codice scritto. Quindi la lettura si presenta lenta e scorretta soprattutto nelle fasi iniziali di acquisizione, mentre con il passare dell’esposizione al codice scritto, solitamente la correttezza migliora, ma a discapito della velocità (la velocità viene misurata in sillabe al secondo. Il dislessico migliora di 0.3 sillabe al secondo in un anno, mentre il normolettore migliora, mediamente, di 0.5 sillabe al secondo). Quando il bambino legge, soprattutto brani lunghi e scritti in un carattere di dimensioni ridotte,si affatica molto e può darsi, ma non è una condizione sempre presente, che non riesca ad accedere al contenuto del testo, poiché tutte le sue risorse sono impegnate nella decodifica delle parole. La lettura tende a restare sillabata, poco fluida e caratterizzata da una serie di errori, ad esempio: pause, esitazioni, decodifica scorretta di grafemi (ad esempio legge b invece di d, a invece di o), errori di anticipazione (legge scaletta invece di scalino), inversione di grafemi (legge parto invece di prato), omissione di grafemi (non legge una lettera o un’intera sillaba), salto di una riga del brano o rilettura della stessa riga.

    Per garantire il successo scolastico al dislessico è necessario adottare una serie di misure dispensative e strumenti compensativi a casa e a scuola. E’ anche utile un training sia della lettura, sia dei prerequisiti della lettura; ovvero sulle competenze metafonologiche di analisi, sintesi e segmentazione fonologica di parole a strutura via via più complessa.
    Il punto di forza dei ragazzi con dislessia è la comprensione d’ascolto, che risulta adeguata, se non c’è un disturbo di linguaggio non risolto o parzialmente risolto. Sfruttare l’ascolto risulta quindi un primo punto di partenza per una buona didattica.
    La lettura da parte dell’adulto del testo e delle consegne garantisce un miglior accesso al significato, rispetto alla comprensione scritta. Inoltre può essere utile, al fine di ridurre l’affollamento visivo (le parole vicine a quelle che sta leggendo interferiscono con quelle lette), aumentare la dimensione del carattere e spaziare sia le parole l’una dall’altra, sia le righe. Durante il percorso scolastico potranno essere introdotti l’uso di strumenti informatici, ovvero sintesi vocali (un programma che legge i testi a computer), correttori ortografici e programmi per la costruzione di mappe concettuali che rendano più veloce la strutturazione delle mappe per lo studio, solitamente laboriose per i ragazzi DSA.

  • La disortografia si caratterizza come disturbo nel processo di trascrizione tra fonologia e rappresentazione grafemica della parola. Il graduale apprendimento di questo rapporto, ovvero tra rappresentazione fonologica ed ortografica, avverrebbe a differenti livelli. Dapprima di singole lettere, poi di gruppi di grafemi corrispondenti a componenti subsillabiche, sillabiche, morfemiche, fino a creare un’associazione lessicale. La produzione scritta, i dettati e la copia, risultano, per il disortografico, molto più impegnativi che non per un bambino senza disturbo d’apprendimento, a causa della mancata automatizzazione dei processi di transcodifica suono segno. Gli errori caratteristiche del bambino disortografico si possono dividere in tre grandi gruppi:

    – errori fonologici: coinvolgono l’analisi fonologica della parola e l’associazione con i corrispondenti grafemi. Rientrano in questi errori l’omissione o l’aggiunta di un grafema, la sostituzione di un grafema non omologo o omologo (rientrano nei grafemi omologhi p-b, t-d, chi-ci, che-ce, ghi-gi, f-v), la scrittura inesatta di digrammi e trigrammi (chi-che-ghi-ghe-gli-gn-sci-sce-schi-sche).
    – errori non fonologici: coinvolgono la conoscenza e utilizzo delle regole ortografiche. Rientrano in questi errori l’omissione di H, le fusioni illegali (due parole unite), le separazioni illegali (una parola separata in due), la scrittura di parole omofone ma non omografe (ovvero parole che si pronunciano allo stesso modo, ma si scrivono in modo diverso perché richiedono o la c o la q ola cq o la doppia c)
    – errori di altro tipo: rientrano in questa categoria le omissione di accenti e delle doppie. Nel caso delle doppie il bambino fatica ad associare la variazione del suono (singolo o doppio) ad una variazione di significato.
    Quando il disortografico scrive, potrebbe anche commettere errori diversi nella stessa parola, con il risultato che la stessa parola viene scritta in molti modi diversi. Inoltre potrebbe non riuscire a trovare gli errori commessi.
    Per garantire al disortografico il successo scolastico, risulta quindi fondamentale applicare una serie di strategie compensative e/o dispensative nei compiti di scrittura. Quindi, ben vengano le fotocopie, soprattutto quando sono relative al materiale da studiare, l’esonero dalla copia dalla lavagna e/o dai dettati in classe, la realizzazione di bella e brutta copia dei temi a mano. Meglio sarebbe, nei casi più gravi o nei ragazzi più grandi (in cui un training riabilitativo risulterebbe poco proficuo, proprio per la loro età), permettere l’utilizzo del computer che, grazie alla tastiera, potenzia l’analisi fonologica della parola, oppure l’utilizzo di altri programmi, che invece permettono al bambino di dettare a voce alta e poi è il computer a scrivere. Nei casi di bambini della primaria, invece, oltre alla dispensazione da compiti di scrittura prolungata nel tempo, risulta importante migliorare i processi sottostanti la corretta produzione di parole regolari e irregolari, l’apprendimento esplicito delle regole ortografiche unito alla memorizzazione di alcune eccezioni, la discriminazione uditiva del cambiamento di sonorità della parola, associata al cambio di significato.

  • La disgrafia è un aspecifica difficoltà nella realizzazione manuale dei grafemi e quindi nel grafismo. Un disturbo nel grafismo determina la realizzazione di una calligrafia illeggibile, oltre che ad una notevole lentezza nella realizzazione del tratto grafico, difficoltà a gestire lo spazio del foglio, difficoltà nel rispetto della distanza tra lettere e parole,… La disgrafia ha delle sovrapposizioni con la disortografia e spesso compaiono in comorbilità, ovvero compaiono entrambe, determinando un aumento degli errori ortografici a causa della necessità del bambino di controllare anche il tratto grafico.
  • La discalculia viene definita, secondo i manuali diagnostici, come un disturbo nell’elaborazione del numero, che si manifesta nell’incapacità di selezionare e monitorare le procedure base (inizio dalle unità, prestito, riporto,..) di particolari operazioni, mancanza di riconoscimento e comprensione dei segni matematici (ad esempio: legge il segno + come meno), difficoltà a comprendere quali numeri sono pertinenti al problema, difficoltà a selezionare l’operazione corretta per il problema, scorretta organizzazione spaziale dell’incolonnamento, soprattutto dei decimali, incapacità ad apprendere le tabelline ed i fatti numerici (conoscenza automatica del risultato di operazioni). La Consensus Conference italiana ha riconosciuto due profili di discalculia: una relativa al modulo numerico ed una relativa al calcolo. Nel primo si osservano difficoltà nel riconoscere/manipolare le quantità, anche piccolissime (i soggetti non discalculici riconoscono la quantità 3 automaticamente), lentezza nell’attribuire i nomi ai numeri e difficoltà nel conteggio. Nel secondo profilo si evidenziano difficoltà nell’acquisire le procedure e gli algoritmi del calcolo, che si manifesta con errori non casuali nei calcoli scritti ed a mente. Ad esempio: svolge le sottrazioni come le addizioni, non applica i meccanismi del prestito e del riporto sempre per la cifra che ha quel preciso valore posizionale,…Al fine di garantire il successo scolastico al bambino discalculico è auspicabile, oltre al trattamento logopedico, l’adozione di specifici strumenti compensativi/dispensativi quali la costruzione/consultazione di tabelle che contengano le procedure di risoluzione delle operazioni, la tavola con le tabelline (è preferibile la tavola con tutte le tabelline, rispetto alla tavola pitagorica, poiché con la tavola con le tabelline il bambino vede più spesso l’algoritmo), la tavola con le parole chiave dei problemi e le operazioni da selezionare, l’uso della calcolatrice,… in questo caso la calcolatrice solleva il bambino dal lavoro relativo al calcolo permettendogli di dirigere la sua attenzione completamente sul testo del problema. La calcolatrice è un valido supporto al calcolo, ma il bambino dovrebbe possedere buone conoscenze lessicali ( no confondere i numeri, ad esempio il 6 con il 9), sintattiche (non confondere il valore posizionale delle cifre) e semantiche del numero (per poter capire se ha selezionato l’algoritmo corretto. Ovvero per la somma, avere come risultato un numero maggiore. Viceversa per la sottrazione).
  • I disturbi della comprensione del testo, che si distinguono dalla dislessia, poiché nella dislessia non diventa automatico il riconoscimento dei segni grafici, mentre nei disturbi della comprensione del testo, la decodifica risulta corretta, ma non avviene l’accesso alle informazioni contenute nel testo, ovvero il bambino legge senza capire. Spesso questo disturbo è espressione di un disturbo di linguaggio. Ovvero il bambino fatica nella comprensione del linguaggio e di tutte le informazioni veicolate dal verbale, quindi anche quelle contenute in un testo scritto. Il bambino ha competenze cognitive nella norma, anche se spesso si osservano competenze verbali (ragionamento con le parole) migliori di quelle di performance (elaborare e analizzare informazioni visive). Ecco perché il disturbo della comprensione del testo ha molti punti in comune con il disturbo di linguaggio, seppure in questo secondo caso le competenze verbali risultano molto inferiori rispetto alle competenze visive. Al fine di garantire il successo scolastico al bambino con disturbo della comprensione del testo, è importante allenare il vocabolario recettivo (imparare parole nuove), sviluppare le abilità di fare inferenze, allenare le competenze metacognitive e sviluppare strategie di analisi del testo, di costruzione di mappe o schemi che lo sostengano nello studio.

La comorbilità

E’ ormai assodato che i disturbi specifici d’apprendimento risultano spesso associati. Ovvero la dislessia è spesso associata alla disortografia, alla disgrafia, alla discalculia a ad altri disturbi evolutivi, come ad esempio il disturbo da deficit di attenzione-iperattività o disturbi del comportamento. Spesso non vuol dire sempre, quindi vi sono casi di dislessia pura, disortografia pura o discalculia pura.

La prevenzione

 Le ricerche nel corso degli anni, hanno confermato che le abilità linguistiche sono i migliori predittori dei disturbi di lettura e scrittura, mentre inadeguate rappresentazioni della quantità predicono il disturbo del calcolo. A questi predittori si associano l’abilità di analizzare i suoni presenti nelle parole e manipolarli, il riconoscimento delle singole lettere, la scrittura del proprio nome, la denominazione veloce, il conteggio,…tutte abilità che il bambino deve possedere prima dell’ingresso in scuola primaria.

Da non dimenticare l’anamnesi del bambino, ovvero la storia della nascita, la presenza di disturbi dell’apprendimento in famiglia, lo status socio-economico e il ritardo linguistico.

Importante strumento per un’identificazione precoce di fragilità in una delle aree sopra indicate, risulta lo screening nella scuola materna. Lo screening si articola in un questionario osservativo ascolto dalle maestre (questionario IPDA), dal quale è possibile individuare i bambini con fragilità ed inviarli ad un approfondimento.